“Mi siedo con la schiena dritta e le gambe incrociate su uno zafu, un cuscino dritto e duro da meditazione, possibilmente sempre alla stessa ora e nello stesso luogo, possibilmente a digiuno o dopo avere bevuto una tazza di tè. Mi concentro, per quanto possibile, soltanto sul ritmo della respirazione, che dopo un po’ diventa regolare senza nessun intervento cosciente da parte mia. (…) È questo lo scopo della meditazione: proteggere l’attenzione e poi farla crescere (…) Il primo beneficio che se ne ricava è quello di posarsi. Si comincia a pensare – ed è una scoperta di fondamentale importanza – che non c’è posto migliore di quello in cui ci si trova, posati, disponibili, come bambini. Tutto è al suo posto sullo zafu, piccola imbarcazione per un lungo viaggio. E in effetti, c’è tutto. E per un istante, che si cerca di prolungare, non si capisce perché si dovrebbe andare a cercare altrove.
Hervé Clerc, A Dio per la parete nord, Adelphi, 2018
La meditazione seduta ci porta in modo naturale a un’altra forma di meditazione, più ampia, generica, più integrata in un certo senso – non ho il coraggio di dire più ambiziosa, perché in tutti questi esercizi si cerca, al contrario, di rimuovere qualsiasi cosa possa ricordare l’ambizione, il desiderio e persino l’idea di uno scopo. Questa nuova forma di meditazione può protrarsi tutto il giorno (…) Essa entra nella nostra vita, le dona spazio, calma, profondità. «Profondità strategica» dicono i militari per indicare le zone in cui ripiegare in caso di sfondamento nemico. (…) Quando si è di fronte a un branco di rottweiler sguinzagliati è troppo tardi per pensare alla profondità strategica. Ci si dice solo che sarebbe bello averla. La meditazione aiuta.
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