Ormai da una quindicina d’anni e in misura sempre crescente, siamo afflitti da un’incessante ondata di “musica parassita” che ci aggredisce in ogni luogo e in ogni circostanza: ristoranti, bar, sale d’aspetto, banche, negozi, studi medici, uffici pubblici, viali, spiagge e chiese allietano la nostra permanenza più o meno voluta nelle loro aree di competenza riversando nelle nostre orecchie un profluvio di note, ritmi e parole che dovrebbero avere il compito di farci passare gradevolmente il tempo in cui dobbiamo restare lì.
La cosa è diventata così ossessiva e pervasiva che sono rari i luoghi in cui tale musica parassita non è presente, così come sono rare le persone che chiedono ai gestori di abbassare o di togliere tale sottofondo. Il fenomeno presenta vari aspetti e certamente non pretendo di passarli in rassegna tutti, ma mi limiterò a sottolinearne alcuni.
Per iniziare dobbiamo considerare tre punti di partenza:
- l’orecchio non ha nulla di simile alle palpebre. Se non vogliamo vedere qualcosa, semplicemente chiudiamo le palpebre; altrettanto non possiamo fare con l’orecchio se non vogliamo sentire qualcosa.
- l’udito è embriologicamente più antico e si forma nel feto prima della vista; inoltre, il nervo ottico è solo nervo ottico mentre il nervo acustico ha due branche, cioè la cocleare che percepisce i suoni e la vestibolare che è responsabile dell’equilibrio e della percezione della spazialità; vi sono inoltre numerosi studi che correlano la perdita dell’udito con l’insorgenza di patologie psichiche o con il decadimento delle facoltà mentali.
- La “mente meccanica”. Cito le parole di sri Aurobindo da “Lettere sullo yoga”, vol. IV:
La mente meccanica è un’azione molto inferiore del fisico mentale che, se lasciata a se stessa, non farebbe che ripetere idee abituali e registrare le reazioni riflesse naturali della coscienza fisica ai contatti della vita e delle cose esteriori.
(…) quello che avete descritto lì è il fisico mentale meccanico o mente corporea che, quando è lasciata a se stessa, continua semplicemente a ripetere i pensieri e i movimenti passati abituali, o vi aggiunge al massimo altre reazioni meccaniche alle cose della vita di tutti i giorni.
La mente meccanica è una specie di motore; qualunque cosa le arrivi, la introduce nel meccanismo e la fa girare senza sosta, non importa che cosa sia.
L’uomo contemporaneo ha sempre più paura del Silenzio.
Trovarsi da solo con se stesso lo impaurisce, perché spesso si trova a fronteggiare uno sconosciuto, e per di più uno sconosciuto con cui deve per forza convivere, per cui cerca ogni mezzo per fuggire tale evenienza. Se è in casa accende la radio, la televisione o il computer, ascolta musica e trasmissioni in cui tutti parlano senza neppure sapere quello che stanno dicendo. Nel frattempo lavora, studia, sonnecchia, legge, parla con la moglie, telefona, mangia, insomma vive. Fin qui tutto rientra nella sfera privata e non c’è nulla da dire, finché il volume è basso.
Il fenomeno della musica parassita diventa più grave quando sconfina nella sfera pubblica, perché riguarda ciascuno di noi. Teniamo presente che noi ci nutriamo di colori, suoni e idee esattamente come ci nutriamo di cibo materiale. Certamente ci ribelleremmo se, mentre camminiamo per strada, qualcuno cercasse con la forza di farci inghiottire cibi di seconda scelta o vini fatti con le polverine, ma in fondo faremmo lo stesso se si trattasse di cibi di prima qualità. Non ci accorgiamo però che l’effetto della musica parassita è altrettanto deleterio e, in più, la musica che ci viene propinata e quasi sempre di bassa qualità.
La mente meccanica di cui al punto 3 è in grado di afferrare e ripetere continuamente un concetto, una parola, un suono, perfino un’emozione. Nell’economia della vita materiale ha una sua utilità basilare, perché la vita materiale, alla sua base, ha un aspetto meccanico e ripetitivo: mangiamo a ore fisse, andiamo a dormire a una certa ora, durante il giorno compiamo gesti che si ripetono a orari fissi, ed è la mente meccanica a presiedere a tale necessità basilare.
Non ci accorgiamo facilmente della presenza di questa parte della mente, a meno che, e ciò avviene inevitabilmente nell’evoluzione della Coscienza, a un certo punto non cominciamo a sentire che tale serie di abitudini fisiche, mentali ed emotive sono una gabbia che tende a perpetuare quel meccanismo che chiamiamo “io”. Solo allora ci si accorge di come tale mente meccanica, lasciata a se stessa, ci mantenga nel solco prefissato, che è poi quello degli avi e delle generazioni precedenti. Entro i limiti della semplice base fisica tale aspetto della mente ha un’utilità, ma essa tende a pervadere altri aspetti della vita che dovrebbero essere meno meccanici e più aperti ad influssi superiori.
Ora, tenendo presente anche i punti 1 e 2, proviamo a prendere in esame quale tipo di musica ci viene propinata nel 95% dei casi:
- Il ritmo è ripetitivo e ossessivo, con poche variabili, quasi sempre anch’esse ripetitive ad intervalli stabiliti. Non solo, ma i tempi forti vengono marcati con violenza e tutto ciò dà una sensazione di affanno e di ansia, anche perché quasi sempre il ritmo è più veloce del ritmo medio cardiaco e ciò non può certo avere un effetto rilassante.
- L’armonia è ripetitiva e si basa sugli accordi elementari costruiti sul I-IV-V grado della scala, con pochissime variazioni. Ciò infonde, da un lato, un senso di sicurezza perché si tratta dei primi armonici, che tutti sentono come confortevoli e consonanti, e poi perché si sa sempre cosa avverrà tra un attimo, essendo gli accordi sempre gli stessi. Questo però ingenera anche, più subdolamente, un’incapacità di uscire da questo schema di accordi, un blocco che in parte è ipnotico e in parte incatenante.
- La melodia è elementare, di poche note ripetitive, limitatissima in estensione. Nessuno sviluppo fantasioso viene proposto, tutto è semplicemente ripetuto tale e quale e anche le poche varianti sono poco più che ripetizioni camuffate.
Sulle parole preferisco stendere un velo, attenendomi solo all’aspetto musicale.
Ciò che balza agli occhi come elemento comune è la ripetizione.
Cerchiamo però di capire bene la differenza tra RIPETIZIONE MECCANICA e RITMO.
Tutto nell’universo è governato dal ritmo. Invano cercheremmo, fra tutte le manifestazioni fisiche e sottili, una di esse che non abbia il ritmo come base fondante. Dal manifestarsi e il riassorbirsi delle galassie alla velocità di rotazione degli elettroni tutto è governato dal ritmo. Il ritmo presiede alle stagioni, alla circolazione sanguigna, alle maree, a tutto. In ogni aspetto del creato ci sono tempi forti, di azione e manifestazione, e tempi deboli, di riposo e riassorbimento. La forza centrifuga e quella centripeta sono costantemente in equilibrio in un alternarsi delle loro manifestazioni che si chiama ritmo. Tale ritmo però non è meccanico, essendo mutevole e fluido nella sua infinita variabilità.
Tutta la musica, da sempre, è impregnata di ritmo e anche nelle strutture musicali esiste la ripetizione, che però è concepita come un ritorno al tema originale dopo il lungo viaggio nella variazione e nella fantasia. La forma tema originario-variazione-tema originario (spesso non identico) è una delle norme che regolano le varie forme musicali, perché esse rispettano la legge della Vita, in cui tutto ritorna alla Sorgente dopo il viaggio della manifestazione.
Nella musica parassita non esiste variazione, se non un’elementare ripetizione del tema appena camuffata. Non c’è un vero ritmo, ma una ripetizione ossessiva del battito, della melodia e dell’armonia.
Insomma, tutto ciò è costruito appositamente per dare cibo avariato alla mente meccanica, che immediatamente afferra un inciso ritmico, melodico, armonico e lo ripete ossessivamente, così come ossessivamente ripete concetti, paure, fissazioni. Ad essa non importa cosa mastica, purché mastichi. Così senza accorgercene, subdolamente, ci troviamo la mente piena di cose ripetitive e meccaniche, perché non dobbiamo dimenticare che suono-vibrazione-emozione sono inseparabili.
Evidentemente tali strutture musicali elementari, grossolane e ripetitive non possono che generare stati emotivi elementari, grossolani e ripetitivi. Alcuni stati emotivi in cui sembriamo intrappolati sono alimentati anche da tale ripetizione meccanica di musica parassita che è connessa ad emozioni le quali, di conseguenza, anch’esse si ripetono. A loro volta le emozioni più grossolane, cercando di perpetuarsi, ci spingono a cercare proprio quelle musiche più grossolane che le alimentano. E così il cerchio è completo.
Potremmo chiederci, visto che ogni tradizione antica attribuiva al suono un aspetto creatore, che cosa stiamo creando nell’ambiente interno, personale, intimo e in quello esterno, pubblico, con questa musica parassita.
Nell’evoluzione individuale e collettiva, la mente meccanica, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione animale, deve probabilmente trasformarsi in “mente ritmica”, in grado di cogliere e riproporre il Grande Ritmo universale ed è per questo che i Mantra venivano usati. Oltre agli altri effetti globali, il Mantra agiva anche su tale mente meccanica che, impregnata da tale ripetizione, veniva così impregnata da una vibrazione più alta e tenuta lontana da quelle più basse.
Nel chiudere questo breve articolo, che non esaurisce affatto l’argomento, vorrei ricordare quanto sia importante che impariamo a nutrirci di suoni in maniera intelligente e sensibile, cercando quelle vibrazioni che più possono portarci al Centro del nostro essere e non quelle che “ci piacciono”, perché questo è spesso un tentativo mascherato da parte dei condizionamenti passati di mantenerci sempre allo stesso livello.
Comprendere questa differenza è uno dei passi fondamentali che possiamo fare per la nostra evoluzione e per quella dell’umanità.
Il prossimo appuntamento con il Canto Armonico a Zénon.
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