Questo non vuole essere un articolo sulla storia della spada Giapponese, sulla metodica complicatissima relativa alla sua forgiatura, o sul Giappone e la sua via guerriera, cioè il Bushido. È un qualcosa di più personale; se vogliamo, è una riflessione sul mio modo di vedere questo oggetto e condividere quello che ha sempre suscitato e suscita tutt’ora in me.
Già chiamare la Katana oggetto mi provoca interiormente un certo stridore… perché sicuramente è sì un oggetto, ma forse è più corretto dire che è un’opera d’arte, vista la maestria e la perfezione raggiunte dai forgiatori in secoli e secoli di ricerca. Ma a pensarci bene anche questo termine risulta riduttivo, infatti forse è più corretto definirla un Simbolo.
E aggiungerei che non è legato solo a un popolo e alla sua Tradizione, ma che esprime anche, come cercherò di spiegare oltre, concetti più profondi e universali. Quindi per tutti gli appassionati e cultori di questa stupenda opera d’arte (o simbolo?) non aspettatevi un trattato specialistico ma più che altro una chiacchierata, con qualche divagazione, sulle emozioni e i sentimenti personali legati alla Katana.
E, ad essere sinceri, parte di quello che leggerete qui di seguito (se lo vorrete) nasce proprio da una chiacchierata tra due amici che condividono la stessa passione; quelle chiacchierate a cena, apparentemente poco profonde, ma in cui al di là delle parole, “passa” molto più di quello che si possa immaginare.
(Foto di copertina: Andrea Ballaratti)
Introduzione
Fin da bambino ho sempre sentito la spada giapponese, la Katana, come un qualcosa a me molto affine. Per carità, si sa che per i bambini, soprattutto in un certo periodo della crescita, le armi giocattolo, aerei e soldatini sono tra i regali più ambiti e con cui ci si diverte di più.
Tuttavia in questo caso, nonostante la passione per tutto ciò che è riconducibile alla guerra, o meglio, al combattimento, la Katana ha sempre rappresentato per me un qualcosa di più profondo. Tanto che da bambino, e successivamente da adolescente, questa sensazione poco chiara ma contemporaneamente fortissima, mi paralizzava con un brivido lungo la schiena, se per caso mi ritrovavo tra le mani un libro o in televisione veniva trasmesso un qualunque riferimento ai samurai e alla Katana.
Ricordo anche come in certi periodi alcuni film avessero letteralmente creato una ossessione verso questo oggetto sia in me che nei miei coetanei… in particolare ricordo Highlander e la Katana di Christopher Lambert e i due Kill Bill di Tarantino, dove la Katana, la sua forgiatura e il Bushido, il codice guerriero giapponese (o meglio, in quel caso una sua rivisitazione…) erano al centro di tutta la trama.
Con gli anni, complice anche la pratica per un certo tempo di Kendo e Iaido, la passione viscerale verso questo oggetto ha trovato anche uno sbocco esperienziale. Tuttavia solo recentemente, e non a caso in corrispondenza dell’interruzione per un certo periodo della pratica marziale, hanno iniziato a chiarirsi alcune delle motivazioni che hanno causato e causano ancora oggi in me l’attrazione e la passione viscerale verso la lama curva Giapponese.
La Forma
La sua forma, appunto. Tra tutte le lame appartenenti a tutte le culture e Tradizioni, è quasi unanimemente accettato che la Katana sia la più elegante ed esteticamente gradevole di tutte, capace di colpire profondamente anche chi non nutre interesse verso le armi da taglio.
Ma al di là dell’indubbio valore estetico mi rendo conto solo ora che ciò che mi ha da sempre affascinato così profondamente è il senso di essenzialità che emana. L’essenzialità, che non va confusa con la semplicità e men che meno con la superficialità, è un concetto che permea tutta la cultura Giapponese e se vogliamo anche quella Cinese considerando anche la fortissima influenza esercitata da quest’ultima in Giappone.
L’essenzialità, secondo il mio punto di vista, è la vera e più profonda natura di un qualcosa, l’essenza appunto, liberata da tutto ciò che è superfluo, permettendo così di apprezzarla nella sua completezza. Dal manico, alla lama, ad ogni minimo particolare (e vi assicuro che sono tantissimi), quello che emana questo oggetto è appunto essenzialità. Se vogliamo in termini più interiori, simboleggia molto il percorso di Ricerca in cui via via liberandosi del superfluo si arriva sempre più all’essenza delle cose, avvicinandosi, forse, a quella che viene definita Verità.
Ora, su quanto il concetto di essenzialità si avvicini a quello di Verità, ci sarebbe molto da riflettere e forse questa non è la sede più adatta. Sicuramente essenziale è però tutto ciò che è contenuto nella Via Guerriera. E chi tra i popoli della terra ad oggi più dei Giapponesi può vantare di affondare le proprie radici in una Tradizione dove appunto la via del Guerriero (e non la guerra), intesa soprattutto come via di crescita Interiore, erano perno focale (o l’essenza) di tutta l’esistenza? Penso molto pochi.
La Forgiatura
Anche la creazione di questo magnifico oggetto è un altro punto su cui ho riflettuto molto. Ricordo ancora, quando nel 2012, ebbi la fortuna di conoscere il Maestro Yoshindo Yoshihara (nelle foto), uno dei più famosi forgiatori di Katane viventi e Tesoro Nazionale Vivente del Giappone. In parallelo ai Mondiali di Kendo del 2012 a Novara, quasi in sordina, si svolse anche un evento assai raro, ovvero la forgiatura in diretta di una Katana (forse per la prima volta fuori dal Giappone).
Io e pochi (purtroppo) curiosi, nonostante l’evento fosse pubblico e ad accesso libero, per 3 giorni riuscimmo ad assistere a questo spettacolo senza eguali, somma al contempo di precisione, tecnica ma anche di esperienza e maestria fuori dal comune.
E proprio la forgiatura in sè della Katana contiene molti elementi che per una persona che si interessi di Tradizioni Orientali sicuramente non possono passare inosservati.
Innanzitutto gli elementi necessari alla forgiatura possono essere riassunti in 5 come i 5 elementi del paradigma pentadico della fisiologia medica Taoista Cinese: acqua, fuoco, terra, legno e metallo. Nell’immaginarmi infatti come potessero essere contenuti i 5 elementi nello stesso oggetto e come fossero i loro rapporti ho provato a visualizzarlo secondo questa dinamica: la terra al suo interno contiene il metallo grezzo sotto forma di minerale.
Una volta estratto quest’ultimo per essere depurato del superfluo (ritorniamo al concetto di essenzialità) e quindi essere trasmutato da minerale in metallo puro deve essere riscaldato e fuso tramite il fuoco. Quest’ultimo per divampare ovviamente deve essere alimentato dal legno. L’uomo interviene in tutto il complesso procedimento di forgiatura, lavorazione e purificazione del metallo, in cui il fuoco è sempre fondamentale, fino a quando la lama è scaldata al punto giusto e viene temprata in un istante immergendola dalla fornace direttamente in una tinozza di acqua.
Se vogliamo tutto il procedimento può essere visto come un’allegoria del processo di alchimia interiore proprio della tradizione Taoista in cui i 5 elementi che costituiscono l’essere umano, entrano in relazione l’uno con l’altro grazie alla volontà dell’uomo che è l’ente trasmutatore e armonizzante di tutto il procedimento.
In passato si diceva che i grandi forgiatori facessero relativamente poche spade durante la loro vita proprio perché in ognuna di esse mettevano una parte della propria energia, che, essendo limitata, andava dosata.
Ovviamente più il forgiatore era capace e dotato e più la lama conservava la qualità e la potenza della mano che l’aveva creata. Si potrà credere o meno a queste leggende e dicerie, tuttavia penso che una procedura così complicata, tramandata da maestro a discepolo da svariati secoli e in cui la variabile umana è ancora imprescindibile, con molta probabilità sottenda a un qualcosa di più profondo del solo battere e ribattere una sbarra di metallo incandescente fino a quando non ha raggiunto la forma desiderata.
La Curvatura (e la circolarità)
“La differenza tra la spada giapponese (curva) e quella occidentale (dritta) sta si nella forma ma anche nella diversa tecnica con cui deve essere eseguito il taglio”. Quante volte ho sentito questa frase dal mio maestro di Kendo e Iaido e quanta difficoltà ahimè nel metterla in pratica…
Per quel poco che posso aver capito negli anni di pratica di questa Arte, il taglio con la Katana non segue una logica di forza, quindi “di braccia”, ma piuttosto è un taglio in cui viene utilizzato tutto il corpo. Il taglio è una conseguenza del movimento generato armonicamente da tutto il corpo, cioè piedi, gambe, tronco e braccia e la curvatura della lama facilita la trasmissione di questa forza alla parte che realmente esegue il taglio, il monouchi, cioè l’ultima spanna della lama verso la punta.
I movimenti nelle arti marziali spesso contengono il richiamo alla circolarità, all’armonia e ad un utilizzo di tutto il corpo per aumentare l’efficacia e la stabilità di un colpo. E probabilmente non a caso, la curvatura della Katana favorisce il suo integrarsi in maniera armonica nei movimenti corporei, come un’estensione naturale del proprio braccio.
L’Equilibrio
Con l’essenzialità, la circolarità e la conseguente centratura e armonia nel movimento si arriva appunto ad un Equilibrio. Termine semplice ma al contempo estremamente complesso da esprimere in tutta la sua completezza. Forse l’Equilibrio è ciò che più manca al giorno d’oggi e molte persone ne vanno affannosamente in cerca senza mai riuscire a trovarlo.
In realtà l’Equilibrio, nonostante descriva una qualità apparentemente statica (l’idea comune di equilibrio è fortemente associata all’idea di immobilità), contiene al suo interno anche un importante concetto di dinamicità…infatti, secondo il mio modo di vedere, l’Equilibrio è un adattamento continuo e dinamico alla incessante mutevolezza della realtà.
A tal proposito per poter mantenere il più possibile la centratura e una visione oggettiva in ogni situazione, è necessario “aggiustare” e “armonizzare” continuamente il nostro corpo, le nostre emozioni e i nostri pensieri per evitare di creare disarmonia e sostanzialmente venirne sopraffatti.
L’Equilibrio quindi non è una staticità a prescindere ma è un dinamismo estremo in cui si realizza una apparente staticità come risultato dell’ incessante e rapidissimo movimento di adattamento e armonizzazione. Il movimento continuo dei due opposti complementari del tai ji tu (Yin e Yang), in cui nella più profonda natura dell’uno è contenuto l’altro, ci aiuta a comprendere meglio questo concetto.L’unione data dalla contemporanea presenza dei due poli opposti, probabilmente non è data dal “fermarsi” di questi ultimi, ma bensì dal loro muoversi in maniera talmente rapida da realizzare appunto un Equilibrio “dinamico” in cui si trovano espressi contemporaneamente in una condizione di apparente staticità. Quanto questo c’entri col concetto di non-Dualità espresso e ricercato come fine ultimo da molte tradizioni di ricerca interiore orientali non lo so…e lo lascio come spunto di riflessione per il lettore.
Tuttavia, osservando una Katana e apprezzandone tutti gli aspetti sopra descritti, trovo sia abbastanza intuitivo cogliere questa espressione contemporanea degli opposti e, oltre a tutte le valenze simboliche già descritte, a mio parere la Katana può fregiarsi anche di essere un simbolo di Equilibrio. E quanto l’Equilibrio sia importante per le principali Tradizioni Orientali come quella Taoista è già stato ampiamente descritto.
Il Taglio
Tagliare, tagliare, tagliare. Il primo impulso che si prova, o almeno per me è sempre stato così, appena presa in mano una Katana è quello di tagliare. E in effetti sembrerebbe abbastanza logico perché una spada viene forgiata e creata per tagliare e questo è l’utilizzo più immediato a cui la mente ordinaria la associa.
Tuttavia riflettendo in maniera più approfondita sul significato del taglio anche qui emergono a mio parere molti elementi interessanti. Il taglio è la parte apparentemente più importante, o almeno, così mi è stato sempre insegnato, della pratica marziale con la spada e lo sviluppo di una buona tecnica richiede anni e anni di pratica intensa.
Tuttavia, come emerso in precedenza, il taglio con la Katana è il risultato finale di un movimento armonico che partendo dai piedi coinvolge tutto il corpo e termina “rilasciando” ciò che si è accumulato in termini di energia potenziale durante tutto il movimento attraverso la lama della spada.
Ricercare la qualità e la purezza del taglio è forse quello su cui mi sono sempre focalizzato e su cui inevitabilmente anche la mente tende a fissarsi. Il sibilo della lama che fende l’aria, oltre purtroppo a gonfiare enormemente l’ego, è un qualcosa che stimola sempre di più a ricercare la perfezione e l’unione di tutti i particolari in maniera armonica al fine di raggiungere appunto il cosiddetto “taglio perfetto”.
In realtà col tempo ho imparato che il taglio (e quindi anche il significato più profondo della spada) simboleggia un qualcosa di più profondo. E fissarsi solo sulla tecnica rischia di distogliere l’attenzione dagli aspetti più importanti, come peraltro anche in altre discipline come la Meditazione. La lama col suo filo tagliente serve appunto a “tagliare” e quindi a rimuovere e in definitiva a eliminare ciò che di nocivo e superfluo ci intossica.
A tal proposito in diverse Tradizioni alla spada viene appunto attribuito il potere simbolico di squarciare il velo di buio dell’ignoranza. Nel Buddismo Tibetano alcune divinità tantriche protettrici del Dharma (vedi articolo Tao) e dissipatrici dei difetti della mente (attaccamento, illusione, ignoranza) sono rappresentate appunto con delle spade fiammeggianti in mano.
In maniera simile anche nella Tradizione Cristiana l’Arcangelo Michele è rappresentato con una spada infuocata, come primo e più acerrimo combattente delle forze malefiche.
Spesso si sente dire “tagliare i rami secchi”, per rimuovere il superfluo, alleggerirsi e ripartire con rinnovato vigore e determinazione verso un nuovo obbiettivo. La spada, a mio parere, simboleggia proprio questo, e ci aiuta a rimuovere simbolicamente il superfluo, liberando la mente dai blocchi e dai difetti che la appesantiscono e le impediscono di percepire la vera essenza delle cose.
Concludendo questa chiacchierata spero di non essere stato troppo noioso e spero che tra le righe, al di là delle emozioni, sia stato colto anche il profondo rispetto verso questa spada e tutto quello che simboleggia. Una sorta di devozione che sono sicuro molte altre persone e non necessariamente praticanti di arti marziali condividono con me e a cui piace ogni tanto contemplarla abbandonandosi al fluire della mente.
Stella dice
Ciao Marco! Grazie mille per questa tutt’altro che noiosa chiacchierata. Non sapevo assolutamente nulla della Katana, ma leggendo ho fatto appello agli elementi che già conoscevo (alchimia, Meditazione, tao) e ho ritrovato in me l’Essenza di questo Simbolo e soprattutto l’appello alla necessità di ristabilire Armonia ed Equilibrio. Grazie ancora.