FORMAZIONE INSEGNANTI YOGA
CORSO BIENNALE
teoria e pratica del silenzio del corpo
Corso biennale di formazione insegnanti yoga da oltre 270 ore frontali
Lo studio dello yoga oggi e nella tradizione Indiana; āsana, prāṇāyāma, mudra, bandha: la conoscenza delle tecniche e di ciò che attiva le tecniche; anatomia, fisiologia e biomeccanica; lo yoga in presenza di patologie; il confronto con il taoismo e le Pratiche di Lunga Vita cinesi; il confronto con i paradigmi terapeutici indo-tibetani e cinesi; lo yoga tantrico delle origini; i rapporti con la danza tradizionale indiana e con il rito; il canto e la voce come pratica contemplativa e strumento operativo; la didattica dello yoga e l’insegnamento come cooperazione; lo yoga come meditazione e lo yoga come preparazione alla meditazione; e molto altro ancora…
Indice
A chi è rivolto questo corso di formazione
- A chi pratica yoga da almeno 2 anni in modo continuativo.
- A chi desidera approfondire lo yoga e l’esperienza del suo insegnamento con sincero interesse per le questioni centrali: il rapporto mente-corpo, la possibilità di incarnare le questioni filosofiche nella pratica e nella vita, la consapevolezza e il rispetto dei limiti fisiologici, l’adattamento e l’evoluzione della pratica in base alle più comuni patologie riscontrabili nella popolazione, lo yoga come affiancamento alle terapie mediche e psicologiche.
Non vi sono invece limitazioni riguardanti età e abilità fisica.
Anche per questo, e per garantire la qualità del percorso e del gruppo di lavoro, non accettiamo tutte le candidature al corso. Se, dopo aver letto il programma e la struttura del corso, ritieni di volerti iscrivere, puoi inviare la tua candidatura tramite il modulo che trovi in fondo a questa pagina.
Contenuti del corso
Il corso di formazione per insegnanti di yoga si basa su tre pilastri:
- lo studio, l’elaborazione personale e l’interiorizzazione dello yoga e della cultura yogica, non limitando il campo a ciò che è strettamente ‘antico’ o ‘indiano’, ma cogliendone le implicazioni e le relazioni a volte insospettate con il contesto odierno e occidentale e con le culture limitrofe (ad esempio, la tradizione taoista, tibetana ecc.);
- la pratica, che deve essere quotidiana e non circoscritta a ciò che ci attrae personalmente o che risponde alle nostre inclinazioni, ma orientata all’approfondimento di ciò che può essere utile per la crescita dei propri allievi;
- l’esperienza di insegnamento, ossia di come entrare in sintonia con l’allievo e di come accompagnarlo verso il silenzio del corpo che caratterizza la pratica dello yoga, nel rispetto dei suoi limiti e anzi sapendo cogliere la ricchezza proprio nelle sue caratteristiche.
Per conoscere nei dettagli le aree tematiche clicca sul segno ‘+’ di ogni voce.
Lo studio dello yoga oggi
Dire che lo yoga è una disciplina millenaria è ormai una frase di rito, ma quello che oggi chiamiamo yoga non è giunto fino a noi tale e quale dalla notte dei tempi. Proprio per questo, accanto allo studio delle tradizioni, è di importanza fondamentale capire che cos’è (e perché è stato definito così) lo Yoga Posturale Moderno, come si discosta inevitabilmente dagli yoga tradizionali – per destinatari, contesto e spesso per finalità – e come tuttavia, prendendone atto, possiamo trarre ispirazione dalla tradizione, senza la pretesa di riprodurne esattamente la forma o gli aspetti più connotati religiosamente, bensì cercando di coglierne il cuore, il senso essenziale, per trasporlo in un contesto adatto alla contemporaneità conservandone la scintilla vitale.
Lo studio dello yoga nelle tradizioni indiane
Per comprendere la filosofia (o meglio le filosofie) entro cui è nato lo yoga, non si può prescindere dalla cultura indiana tradizionale, che è una costellazione stratificata di dottrine filosofiche, scuole, religioni, a volte in concorrenza se non in aperto contrasto, ma che condividono un retroterra comune e la ricerca di una risposta ai temi fondamentali della vita umana: la questione del sé e della coscienza, il rapporto tra l’individuo e l’universo, le conseguenze delle azioni, le cause della sofferenza e la possibilità di superarla, l’intuizione dell’unità fondamentale del reale ma al tempo stesso l’esperienza della molteplicità. In questo percorso toccheremo tutte le culture più rilevanti, cercando di offrire uno sguardo il più possibile ampio, dalle origini preistoriche alla cultura Vedica e vedantica, dal buddhismo alla grande epica indiana, dallo yoga classico degli Yoga Sutra allo yoga tantrico, fino allo Haṭha Yoga medievale e al periodo precoloniale in cui probabilmente possiamo incontrare una delle matrici dello yoga come oggi lo conosciamo.
Particolare attenzione verrà data alla corrente dello Sivaismo tantrico del Kashmir medievale, perché particolarmente adatto a una trasposizione contemporanea che eviti sia le derive commerciali ed edonistiche tristemente note, sia le austerità di alcune visioni tradizionali inapplicabili nel contesto occidentale odierno. Questa visione filosofica, inoltre, offre numerosi spunti di comparazione, pur con le dovute differenze culturali, sia con la tradizione taoista sia con quella del buddhismo tibetano, con le quali stabiliremo un costante raffronto.
Āsana, Prāṇāyāma, Mudra, Bandha: la conoscenza delle tecniche e di ciò che attiva le tecniche
Quali sono le tecniche dello yoga a nostra disposizione? Che cosa le rende attive? Solo possedendo entrambe queste competenze possiamo acquisire autonomia nella pratica – e quindi nell’insegnamento – e comprendere che, per cogliere l’essenza di una posizione o di una pratica di respirazione, a volte bisogna tradirne in certa misura la forma.
Perciò approfondiremo lo studio delle posture; delle dinamiche del respiro e delle tecniche di prāṇāyāma, delle mudrā (con un approfondimento sulle hasta mudrā, la gestualità delle mani) e dei bandha (applicati agli asana, come supporto nel prāṇāyāma e come pratiche a sé stanti), che saranno affrontati sia in relazione all’anatomo-fisiologia, sia in relazione alla fisiologia energetica secondo la codificazione della tradizione indiana, comparata con i paradigmi della tradizione taoista e della Medicina Tradizionale Cinese; ma soprattutto, oltre allo studio delle mappe, dedicheremo ancora più spazio all’esplorazione di questi temi direttamente sul territorio esperienziale, dove occorre spesso imparare a mettere da parte ciò che è noto per accogliere il vero oggetto di interesse della pratica yogica, ovvero: come stabilire un rapporto con il non-conosciuto, invece di fuggirlo.
Le coordinate attraverso cui ci muoveremo, e che costituiscono il cuore della pratica secondo la nostra visione e il vero ‘tesoro’ da trasmettere durante l’insegnamento, sono una costante attenzione al rilassamento (uno dei sette fattori di illuminazione secondo il Buddhismo, ingrediente fondamentale in āsana secondo Patanjali per accedere alla contemplazione), al radicamento (ovvero a stabilire le fondamenta in ciò che ci può fornire un supporto stabile), alla sensazione corporea propriocettiva ed enterocettiva, e alla respirazione intesa come pulsazione profonda prima ancora che come controllo.
La didattica dello yoga
È esperienza abbastanza comune per gli insegnanti di yoga trovarsi di fronte a innumerevoli casi in cui tutto o quasi quello che hanno a lungo studiato e praticato non sembra applicabile. Non solo per la presenza di sempre più diffuse patologie, ma anche perché, mentre il pubblico dello yoga si allarga sempre di più, appare evidente come lo yoga ‘da manuale’ sia stato modellato su un tipo particolare di corpo e di abilità fisica. Tuttavia, raramente l’abito – ovvero il corpo – corrisponde al monaco, cioè all’attitudine fondamentale di un buon praticante di yoga: il desiderio di cogliere il cuore della pratica, ovvero ciò che la rende viva al di là dell’esecuzione meccanica di una tecnica e dei criteri di successo o insuccesso performativo.
Pertanto, in questo corso per insegnanti, lo studio delle tecniche e l’investigazione di ciò che le rende attive non possono essere separati dalla coltivazione di un’attitudine osservativa più che correttiva, proprio perché l’estrema varietà delle configurazioni psico-corporee possono restituire delle risposte spesso inaspettate, a volte sì ‘sbagliate’, ma anche creative nei confronti della tecnica e dell’incontro con i propri limiti.
Riteniamo infatti che l’insegnante di yoga debba guardarsi da tre tentazioni che derivano dalla mancata comprensione del proprio ruolo, ovvero dovrebbe evitare il più possibile di interpretare, diagnosticare e curare. Riguardo alla prima tentazione, faremo volentieri a meno di affascinanti e fantasiose classificazioni che distolgono da un ascolto reale e, purtroppo, molto spesso condizionano invece di liberare; quanto alla diagnosi, ne lasceremo volentieri l’onere al medico; quanto al curare, osserveremo che non è di competenza dello yoga intervenire sui sintomi, spesso fin troppo presenti nell’attenzione del malato, quanto far riguadagnare preminenza a quei fenomeni vitali che continuano a funzionare e che, nutriti di ascolto consapevole, possono contribuire a ricontestualizzare e a volte a ridimensionare drasticamente i sintomi stessi nell’alveo di maggior agio, un “buono spazio” complessivo.
Pertanto, pur essendo di importanza capitale conoscere lo scoglio – e per questo ampio spazio sarà dedicato allo yoga in presenza di patologie, uno dei nostri capisaldi – non cesseremo di di ricordare la pratica yogica ha come oggetto continua a scorrere nonostante tutto.
Ed è proprio attingendo a queste risorse – come avrebbe detto Krishnamacharya, muovendo il corpo, respirando, esercitando l’attenzione consapevole – che lo yoga sprigiona anche il suo potenziale terapeutico.
A questi temi, che riguardano la plasticità dell’insegnamento ma anche la relazione con gli allievi e l’identità dell’insegnante (cosa soprattutto non è, e quanto non debba prendersi troppo sul serio, per alcuni aspetti), si collega quello della cooperazione, ovvero: una lezione di yoga si fa insieme, non si tratta di una trasmissione a senso unico.
L’insegnante è parte attiva nel dirigere l’orchestra, nell’armonizzazione comune, per creare quello stato di attenzione consapevole attraverso cui ogni partecipante, ognuno con le proprie caratteristiche, trovi il proprio posto. Insegnante compreso, che pratica – sia correggendo, sia spiegando o eseguendo – assieme ai suoi allievi. Allievi che costituiscono una fonte inesauribile di apprendimento e di insegnamento. Insegnare yoga, quindi, non si può basare sulla cristallizzazione delle nozioni acquisite, ma nella capacità di lasciare aperte le risposte alle domande che a ogni lezione si presenteranno con sfumature sempre nuove.
Saper creare un ambiente in cui ciò possa accadere, in cui si possa sperimentare è il compito principale dell’insegnante di yoga.
La meditazione
Oggi si parla di yoga e meditazione come di due ambiti distinti: da un lato la pratica psicofisica, dall’altro quella contemplativa. Almeno nel linguaggio popolare e a livello commerciale, questa separazione è un dato di fatto: anche se teoricamente la prima è una preparazione alla seconda, non è sempre ben chiaro come, e la transizione è spesso problematica. La ragione, crediamo, è nella dicotomia stessa tra il fare (lo yoga come pratica corporea) e l’essere (la meditazione), che pur dimostrandosi utile in fase propedeutica, dev’essere a un certo punto superata, pena la frammentarietà della pratica, che si tradurrà in lezioni di yoga piene di cose ‘da fare’ e momenti dedicati alla meditazione vissuti come tristi obblighi aspettando che la lezione ‘vera’ inizi o pensando a cosa si farà una volta che sarà finita: chi ha subito da praticante questo schema, tenderà a riproporlo da insegnante.
Eppure, come tutte le transizioni da uno stato all’altro, la soglia tra l’attività esteriore e l’interiorizzazione, più ancora che quest’ultima, è un campo eletto di indagine yogica. Là dove le pretese superficiali lasciano la presa e intenzioni più profonde emergono, le due fasi si approcciano e si intridono l’una delle qualità dell’altra. In questa soglia incerta e quindi feconda, l’attività esteriore perde i connotati della meccanica priva di coscienza, e la meditazione si spoglia della coatta inerzia da laboratorio.
Per questo, oltre a dedicare numerose ore di formazione alla meditazione tout court – perché di insegnanti di yoga che non sanno stare seduti ce ne sono già fin troppi – dedicheremo altrettanto tempo per comprendere il senso ultimo di ogni pratica, ovvero come, agendo non agendo, possa diventare accompagnamento verso il silenzio o, meglio ancora ri-scoperta e riconoscimento del silenzio che già abitiamo e – si badi bene – con cui torneremo ad abitare la vita intera in tutto il suo ventaglio di emozioni, nessuna esclusa. Non solo dunque posture, non solo sequenze o tecniche di respirazione, ma anche: come abbandonare la tecnica che ci ha aiutati a condensare e proteggere l’attenzione, come lasciare quest’ultima libera in pieno campo perché ritorni alla sua stessa fonte.
Anatomia, fisiologia, biomeccanica funzionali allo yoga
Data la rilevanza nello yoga moderno della componente posturale, è indispensabile per ogni insegnante la conoscenza del corpo umano sotto l’aspetto anatomico, fisiologico, neurofisiologico e biomeccanico. Per questo, come è sempre stata nostra tradizione, dedicheremo ampio spazio non solo al corpo e alla comprensione della sua complessità, della sua intelligenza e potenzialità, ma anche dei limiti fisiologici e di come la consapevolezza di questi ultimi sia indispensabile non solo per evitare infortuni, ma anche per comprendere la connessione mente-corpo che lo yoga permette di esplorare e, se vogliamo, di trascendere.
Lo faremo soprattutto attraverso lo stato dell’arte delle conoscenze scientifiche, esaminando le più comuni patologie di cui la popolazione soffre e che ci capiterà di incontrare nell’esperienza dell’insegnamento, che ci offriranno lo spunto per approfondire aspetti pratici, psicologici e addirittura filosofici.
Anche se si tratta di due piani diversi, confronteremo il piano anatomico con la fisiologia sottile dello yoga (e, per confronto, della Medicina Tradizionale Cinese), riscontrando come, in numerosi casi, essa ci regala folgoranti intuizioni sulla connessione mente-corpo e preziosi paralleli tra la nostra struttura corporea, il nostro interiore, e le regole che governano la realtà tutta.
L’esperienza estetica: la danza, il suono e la voce, il gesto
Negli ultimi anni, accanto allo yoga atletico e suo malgrado performativo, si è fatta strada una espressione differente, dove la marzialità e i rigidi allineamenti cedono il passo a modulazioni più sfumate.
“Il Sé è un danzatore” recitano gli Siva Sutra, testo-radice dello Sivaismo del Kashmir, “I sensi sono gli spettatori”, aggiungono poco più avanti, aprendo a una dimensione dove esperienza estetica e contemplativa ritrovano la loro originaria unità. E questo non sarà solo il tema dei preziosissimi contributi di Gioia Lussana e Antonella Usai, ma uno dei fili conduttori di tutto il corso.
Accanto a questo filone, ci saranno due approfondimenti che forniranno altrettante importanti competenze sia per la pratica yogica che per il suo insegnamento.
Il primo è sulle hasta mudra, ovvero sulla gestualità delle mani, pratica che ha una profonda risonanza a livello psicofisico e che verrà approfondita non solo attraverso la lente della pratica yogica, ma anche attraverso il bagaglio culturale della danza tradizionale indiana.
Il secondo è sulla voce, sia come canto e celebrazione, sia come strumento espressivo e comunicativo (di cui andremo a approfondire anche le implicazioni nell’insegnamento) sia come veicolo per l’accordatura e l’orchestrazione delle energie sottili.
Aspetti normativi e fiscali
Insegnare yoga significa anche far fronte agli aspetti pratici legati ai rapporti di lavoro o di volontariato, in proprio o come collaboratori di associazioni, nonché alla sicurezza dei propri allievi. Su questi argomenti c’è troppo spesso approssimazione se non addirittura disinformazione che possono costare care anche quando armati delle migliori intenzioni: proprio per questo, abbiamo ritenuto indispensabile dedicare una parte della formazione alle possibilità che oggi la normativa italiana offre, evitando inutili complicazioni.
Yoga e terapia: il confronto tra i paradigmi
L’insegnante di yoga non è investito della responsabilità del terapeuta, ma ci sentiremmo di aggiungere di più: chi soffre di patologie, oggi, e si rivolge allo yoga, non lo fa quasi mai perché alla ricerca di una cura alternativa. Lo fa in primo luogo come attività complementare e perché spesso la patologia risveglia il bisogno di prendersi cura di sé, di andare alla ricerca di ciò che è davvero essenziale. Pertanto, conoscere le patologie è utile all’insegnante nel suo ruolo di accompagnamento e di ascolto.
L’area tematica terapeutica sarà inoltre arricchita grazie al confronto tra i paradigmi della scienza medica contemporanea (medicina fisica e riabilitativa, endocrinologia, neuroscienze ecc.) con quelli delle medicine di tre grandi tradizioni: quello dell’Ayurveda, ovviamente, ma anche quello della Medicina Tradizionale Cinese (accostamento oggi molto in voga, di cui approfondiremo alcuni aspetti meno noti) e di quella Tibetana.
Lo yoga in gravidanza e nel post-parto
La gravidanza e il post parto, in quanto periodi molto speciali e di passaggio nella vita di una donna, si sono rivelati in questi anni terreni di elezione per l’applicazione dello yoga. La pratica nella gravidanza e nel post parto sarà per questo protagonista di un approfondimento molto dettagliato nel corso del secondo anno di corso.
Piano didattico
Le ore di lezione si riferiscono alla somma delle due annualità.
Testi tradizionali, filosofia, storia e cultura dell’India e dintorni | 40 |
Anatomia, fisiologia, biomeccanica applicati allo yoga | 45 |
Āsana, Prāṇāyāma, Mudra, Bandha: definizione, studio e pratica delle tecniche yogiche, con approfondimenti e comparazioni con altre discipline (danza tradizionale indiana, Qi Gong, canto armonico) | 60 |
Principi terapeutici (la pratica in presenza delle più comuni patologie, comparazioni con Medicina Tradizionale Cinese, Ayurveda, Medicina Tibetana) | 30 |
Approcci alla meditazione | 30 |
Didattica e conduzione della lezione: come strutturarla, come adattare e rendere accessibile la pratica alle differenti condizioni, orientare la pratica psicofisica al predisporre corpo-mente-cuore alle fasi più interiori e meditative | 40 |
Aspetti normativi e fiscali relativi all’insegnamento dello yoga | 5 |
Totale ore: | 250 |
Struttura e calendario
Il corso è in due annualità, ognuna delle quali si articola come segue:
- 9 seminari mensili in presenza nei fine settimana tra autunno 2024 ed estate 2025 (prima annualità) e tra autunno 2025 ed estate 2026 (seconda annualità);
- 3 corsi di approfondimento in presenza e online (anche in differita) che si terranno il giovedì sera tra l’autunno del 2024 e la primavera del 2025 (prima annualità) e tra l’autunno del 2025 e la primavera del 2026 (seconda annualità);
- L’attestazione di un percorso personale unico, nello studio, nella pratica e nell’insegnamento, con almeno 100 ore di pratica certificata per annualità (oltre alle ore di lezione frontale) e che sfocerà nella redazione di una relazione finale.
Seminari nel fine settimana – prima annualità (2024-2025)
Ogni seminario si terrà il sabato, dalle 14.00 alle 18.00, e la domenica dalle 9.00 alle 18.00, per un totale di 96 ore frontali per annualità. Le date potranno subire dei cambiamenti in corso d’opera.
12-13 ottobre 2024 |
9-10 novembre 2024 |
11-12 gennaio 2025 |
8-9 febbraio 2025 |
8-9 marzo 2025 |
12-13 aprile 2025 |
10-11 maggio 2025 |
14-15 giugno 2025 |
Seminari di approfondimento, prima annualità (2024-25)
Yogasana 9 settembre-novembre 2024: 7 incontri tematici in presenza e online. Giovedì 19.10-21.00 (date da comunicare) |
Yogasana 10 febbraio-aprile 2025: 7 incontri tematici in presenza e online. Giovedì 19.10-21.00 (date da comunicare) |
Seminario monotematico maggio-giugno 2025: 4 incontri in presenza e online. Giovedì 19.10-20.30 (date da comunicare) |
I docenti
Ecco il corpo docenti del corso, che potrà subire ampliamenti in corso d’opera.
Marco Invernizzi
Medico e Professore Ordinario presso la cattedra di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università del Piemonte Orientale.
Agopuntore ed esperto in Medicina Tradizionale Cinese, insegnate di Tai Chi e Qi Qong presso Zènon.
Tratterà di anatomia, fisiologia, biomeccanica, pratica in presenza di patologie, aspetti riabilitativi, nonché del confronto con le pratiche Taoiste e la Medicina Tradizionale Cinese.
Francesco Vignotto
Insegnante di yoga e meditazione presso Zénon. Tratterà gli aspetti principalmente pratici e didattici di asana, prāṇāyāma e meditazione, nonché del rapporto tra gli aspetti filosofici e attitudinari e la pratica.
Antonella Usai
Danzatrice professionista di fama internazionale, diplomata in Bharatanatyam (è la prima danzatrice occidentale ad essere ingaggiata dalla Compagnia di Mrinalini e Mallika Sarabhai), laureata in Storia del Teatro, insegnante di Yoga. Tratterà dei collegamenti tra Yoga e danza classica indiana, con approfondimenti sul canto carnatico e sulle hasta mudra.
Gioia Lussana
Docente yoga (Y.A.N.I.) e formatrice di insegnanti yoga. Laureata cum laude in Indologia con R.Gnoli e R.Torella. Co-fondatrice dell’A.ME.CO con Corrado Pensa, per oltre 20 anni ha approfondito la meditazione vipassanà con maestri del buddhismo contemporaneo. Ha pubblicato saggi sullo yoga in riviste scientifiche (RSO) e divulgative. Ha conseguito il PhD presso l’Università Sapienza di Roma con una ricerca sullo yoga tantrico delle origini.
Erika Pizzo
Insegnante di yoga in gravidanza e post parto, allenamento funzionale presso Zénon.
Giorgio Invernizzi
Medico e specialista in Chirurgia Generale e Chirurgia Vascolare. Da oltre 40 anni si occupa di medicine complementari. In particolare è da oltre 20 anni medico tibetano ed esperto conoscitore delle tecniche di guarigione della Tradizione Tantrica Tibetana. È stato il primo presidente del new Yutok Institute, istituto per la diffusione e la pratica della medicina tibetana in Italia ed allievo del Dr. Pasang Yonten Arya, ex rettore della Scuola di Medicina Tibetana dell’Università di Dharamsala (India). Agopuntore ed esperto in Medicina Tradizionale Cinese.
Esami e diplomi
Al termine del primo anno avrà luogo un esame di metà percorso in seguito al quale verranno riconosciute le ore di formazione.
Al termine del secondo anno e in seguito al superamento dell’esame finale verrà rilasciato il diploma Zénon di 270 ore di formazione e il diploma nazionale Csen/Coni con tesserino tecnico e iscrizione nell’albo nazionale.
Costi
Il costo della singola annualità, con pagamento in un’unica soluzione, è di 1300€. Il costo di entrambe le annualità in un’unica soluzione è di 2100€.
Si può scegliere di pagare la prima annualità oppure entrambe le annualità con formule di pagamento dilazionato.
A ogni costo va aggiunta, se non è già stata pagata, la quota associativa di 30€/anno.
Prima annualità
L’annualità comprende i 9 week end e i 3 corsi di formazione del primo anno.
Si paga in una sola rata o in più rate.
Entrambe le annualità
La doppia annualità comprende i 18 week end e i 6 corsi di formazione dei due anni del corso di formazione.
Invia la tua domanda di iscrizione
Per i motivi esposti in apertura, non accettiamo qualsiasi richiesta di iscrizione. Mentre l'”industria” dello yoga è ormai votata alla produzione in serie di diplomi senza porsi domande sulla qualità e sulla sostenibilità, noi crediamo ancora nell’importanza di conoscersi personalmente e nell’accordatura reciproca che, proprio nelle differenze, permette un arricchimento in termini qualitativi.
Pertanto, questo corso è a numero chiuso e sarà possibile iscriversi solo dopo un colloquio conoscitivo.
Se ritieni che questo corso possa fare per te e se trovi una sintonia con quanto esposto nel programma, puoi inviarci la tua candidatura, tenendo presente queste poche condizioni:
- Il corso prevede che tu abbia una esperienza di pratica almeno di due anni, per due motivi che non è banale ricordare: il primo è che prima di insegnare qualcosa bisogna averlo praticato; il secondo è che nel corso si daranno per scontate alcune informazioni e alcune esperienze di pratica.
- Al tempo stesso, ti chiediamo la disponibilità a mettere in gioco le tue esperienze e le tue conoscenze; non perché te ne vogliamo proporre di migliori, ma perché riteniamo che il migliore insegnamento che ci dona lo yoga sia la capacità di mettere in discussione il conosciuto, che è anche il miglior metodo per risalire a ciò che è davvero essenziale.
- Non inviarci la tua candidatura semplicemente perché ritieni di fare bene delle posizioni simili agli āsana dello yoga; praticare yoga è una attività complessa in cui la performance fisica è di relativa importanza e può anzi essere un freno per l’esplorazione degli aspetti più centrali.
- D’altro canto, non sentirti inadatta/o se hai delle limitazioni fisiche, perché potrebbero essere uno strumento molto prezioso per conoscerti ed entrare in sintonia con le persone che incontrerai dentro e fuori l’ambito dell’insegnamento.
Invia la domanda o richiedi informazioni
Per inviare la tua richiesta o richiederci informazioni, puoi chiamarci al 3492462987 o scriverci su Whatsapp
…oppure puoi scriverci col modulo qui sotto. Ti risponderemo al più presto.